[GUIDA] Lavorare la vetroresina

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mandrake2lavendetta
view post Posted on 23/4/2008, 14:12 by: mandrake2lavendetta




Il prodotto da usare è la resina poliestere commerciale, prodotta da varie case specializzate e venduta commercialmente in confezioni da uno o kg (la trovate facilmente da ferramenta e colorifici anche in appositi kit, consigliati a chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di lavori).

Si tratta di un liquido denso, vischioso, che resta tale fintanto che non è mescolato con particolari agenti che gli fanno cambiare stato (da liquido a solido – il cd. “induritore”). La resina poliestere viene venduta pura e richiede, prima dell'uso, di essere miscelata in proporzioni appropriate con liquido catalizzatore che accelera il processo di indurimento della resina stessa (polimerizzazione).

L'indurimento non è però rapido, anzi, se la resina viene conservata in lattina chiusa e a temperatura ambiente non elevata, in queste condizioni dura anche parecchi giorni o mesi. Per farla polimerizzare rapidamente bisogna aggiungere proporzioni corrette consigliate dal fabbricante di un altro liquido detto appunto catalizzatore. La trasformazione della resina così preparata è totale in 24ore, ma già buona dopo un paio d'ore appena, se il liquido catalizzante è giustamente proporzionato e la temperatura dell'ambiente elevata (fino a 60° centigradi). Vale a dire che in un paio d'ore il manufatto si presenta già solido e compatto anche se non ancora caratterizzato dalla massima resistenza meccanica.

Il secondo elemento che compone la vetroresina (lo dice il nome ) è la lana di vetro, che può essere usata sotto forma di tessuto a trama semplice.


Lana di vetro, resina poliestere e catalizzatore
con pennello e bicchiere (resina poliestere 500 ml,
induritore 12 ml, lana di vetro 250 cm2)


Cosa occorre prima di tutto:
1) le materie prime ovvero resina e vetro ovviamente;
2) lacca distaccante e solvente per asportare tracce di resina e per pulire le mani (il più adatto è lo xilolo, ma vanno abbastanza bene anche l'acetone o il solvente alla nitrocellulosa (diluente nitro)
3) una serie di pennelli di varie dimensioni, di setola dura, e adatti a lavorare di punta per riuscire ad impregnare totalmente il filato vetroso;
4) una provetta graduata per misurare l'esatta quantità di catalizzatore da aggiungere alla resina;
5) forbici robuste e trinciante (serviranno per sistemare i contorni);
6) raschietti a lamina (torneranno utili in caso si dovesse sbozzare di parecchio la superficie);
7) carta vetrata (di varie grane);
8) un recipiente flessibile in plastica per contenere la resina e bagnare il pennello. Il recipiente deve essere in plastica flessibile perchè a lavoro finito può essere scrostato dai residui di resina disseccata semplicemente deformandolo.

Applicazione pratica:

Si adatta la pezzatura sufficiente di tessuto (o matt) su una superficie e, con il pennello, si imbeve il tutto totalmente di resina accelerata e già catalizzata, dopodiché andrà lasciata asciugare per bene. E’ eventualmente possibile usare come base per “la forma” del cartone (ma sarà più complicato) o meglio ancora una base in legno, avendo cura di ingrassarla (o usando un’apposita lacca distaccante) prima di stendere il composto onde permettere un facile distacco delle due parti: avremo in mano un pezzo di buona consistenza, elastico o fragile a seconda delle proporzioni resina-vetro, di colore translucido.

La prima cosa da fare sarà la costruzione del modello, con la superficie ben rifinita perché sarà la base di appoggio per stendere la resina. Quando la superficie del modello è finita si passerà a spruzzo o a pennello un paio di riprese di lacca distaccante (un prodotto a base cerosa che impedisce l'adesione della resina),quindi si inizia a disporre le prime pezze di tessuto vetroso impregnandole via via con resina già catalizzata. E' importante preparare la sola quantità di resina necessaria e sufficiente al trattamento singolo di ogni lembo di tessuto, in modo che non si corra il rischio di lasciarla indurire in barattolo nel corso delle applicazioni successive.

Con un pò di esperienza si arriverà ben presto a valutare subito la quantità esatta di resina necessaria all'impiego immediato, che non deve essere superiore a venti minuti, pena l'inizio della polimerizzazione. Tutto il dorso superiore dovrà essere ricoperto con un paio di strati sovrapposti di filato impregnato regolarmente. Ricordate sempre che la miglior consistenza del fiberglass si ottiene quando si impiega a parità di armatura vetrosa la medesima quantità di resina, sempre che essa abbia imbevuto perfettamente il matt o tessuto. Per questo motivo si insista molto con il pennello picchiettando verticalmente sulla superficie, e si abbia cura che non restino incorporate bolle d'aria. Con poca resina e tanto vetro intimamente mescolati si ottiene un prodotto finito, sottile e robustissimo con ottime doti di elasticità. P.S. Attenzione che una volta stesa, la resina asciugando tende a “tirare” un po’.

Finito il trattamento sul modello e dopo l'avvenuto indurimento, si sformi il guscio in fiberglass delicatamente per non romperlo e si controlli quindi la quantità della superficie interna ottenuta. Se il modello è ben rifinito e la resina applicata con cura, non dovrebbero esserci bolle d'aria o imperfezioni. In ogni caso, queste eventualità, andranno corrette con stucco e tutto l'interno del guscio lucidato e rifinito con resina pura da superfici.


Per ottenere la miglior finitura delle superfici si usa solvente, il trattamento con "gel-coat " una specie di vernice colorata sempre a base di resina poliestere che viene applicata sullo strato di lacca distaccante prima di operare con vetro e resina. A pezzo ultimato lo strato di gel-coat resta incorporato nella superficie esterna del particolare e, poichè è colorato, costituisce un ottimo fondo per la tinteggiatura oltre che minimizzare (data la sua fluidità) il pericolo di bolle d'aria superficiali.



La rifinitura dei bordi sia dello stampo che dei pezzi va fatta con forbici e trinciante (tipo quello per ingessatura che utilizzano gli ortopedici): successivamente si potranno impiegare carte abrasive di grado sempre più fine fino ad ottenere una superficie lucida.

Aggiungiamo ancora qualche consiglio pratico.

1) la lana di vetro è una delle cose più maledette che si trovino a questo mondo: si infiltra dappertutto e se viene a contatto con la pelle provoca, piantandosi sotto l'epidermide, pruriti e irritazioni noiosissime. Si evita utilizzando sempre una tuta con polsi a elastico e guanti in lattice
2) inevitabilmente, lavorando di pennello, si finisce prima o poi per toccare la resina molle o il vetro: dopo un po’ le mani diventano "pelose"….. Il rimedio, giacchè lavorare in queste condizioni è scomodo, è lavarle con solvente e lasciarle asciugare prima di riprendere. Se non si lavora a mani nude si lavano i guanti e si evita anche l'irritazione alla pelle causata dal solvente stesso che, come noto, non è considerato fra le migliori creme di bellezza…...
3) conservate sempre i pennelli a bagno nel solvente fra una mano e l'altra anche per un solo minuto di inattività, affinchè non si rovinino, ed evitate nel modo più assoluto di toccare la resina non catalizzata con mani, pennelli o altro bagnati di resina pronta all'uso perchè potrebbero innescare comunque il processo di polimerizzazione che vi farebbe buttare l’intera latta di prodotto.

Riassumendo:

Se non s'è mai lavorato la VTR è un po’ più difficile ma non impossibile. Intanto vendono i kit completi dove c'è la resina, il catalizzatore ed il matt; poi servono un pennello, guanti di lattice, un recipiente, del solvente (consigliato ma non fondamentale) e del distaccante.
Bisogna preparare poi la “forma”, ovvero la sagoma di quello che si vuol costruire o modificare. Quindi si versa un po’ alla volta la resina in un contenitore aggiungendo il catalizzatore e mescolando. Si passa il primo strato col pennello, su questa si posiziona il primo strato di telo e su ancora con la resina, e via via a strati (più strati ci sono più sarà resistente e duro il prodotto finale quando si asciugherà).

Ovviamente più strati ci sono e più duro (e pesante) sarà il pezzo.

IMPORTANTE: quando si passa la resina col pennello, specie sullo strato di telo, bisogna tamponare lo stesso in maniera che si inzuppi per bene di resina, e nello stesso tempo si fa prendere anche la forma dello stampo al telo: insomma il pennello non va usato come quando si vernicia....


 
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